venerdì 18 aprile 2008

Carmilla


Carmilla spalancò le ali, le richiuse strettamente fino a inguainarsi e, alle prime note della musica, iniziò a schiuderle. Non si muoveva, non ancheggiava, guardava fisso il pubblico e apriva assai lentamente il bozzolo, ma la reazione fu impressionante.
Tutti iniziarono a sudare e ad arrossarsi come in un forno, e pendevano in avanti verso la pedana, attratti da una forza irresistibile. Nessuno fiatava, si udivano solo, uno alla volta e poi a raffica, gli schianti dei bottoni e le decrepitazioni delle cinture lampo.
Un’unica formidabile erezione coinvolse i maschi presenti mentre le creature di sesso femminile e neutro si davano ad ogni tipo di sfregamento e attrito.
Lo Jojo iniziò a mugulare mentre il suo membro, simile a un collo di giraffa, si innalzavaal cielo, e quattro piccoli Jojimbur ci si arrampicavano sopra per vedere meglio. I cazzi dei Giapiz esplosero tutti insieme fuori dalle uova come funghetti, un Eptazugo di Zekar si trovò davanti al viso il ventaglio dei suoi sette cazzi eretti e si mise a gridare “giù quelle teste, non vedo niente” mentre un Megaphallus di Mammuthcod veniva atterrato dalla sua nerchia che era decollata di scatto, colpendolo al mento. Un Legobò montava a tutta velocità nuovi segmenti di pene per raggiungere una lunghezza pari alla sua eccitazione. Un Trapus con uccello a succhiello iniziò a traforare il bancone spargendo schizzi di segatura, un gigante nero di Doomwrite scattò in piedi mostrando senza vergogna un cazzetto rotondo di non più disei centimetri roteante come una biglia, e un Megabitto di Melb col cazzo a sassofono esplose in un assolo orgasmico.
Quando Carmilla aprì interamente le ali, pur restando completamente vestita nella sua guaina rossa, e salutò graziosamente dimenando un pezzettino di coda, si udì un muggito di mandria esausta e dal soffitto cominciò a colare una pioggia di duecentoquaranta sperma spaziali decollati durante l'esibizione. Più di cento ambosessi furono portati via collassati, e metà dei poliziotti intervenuti per sedare la situazione venne violentata.
Fonte: Elianto ed Feltrinelli, 1996.

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